Il fatto è che non mi andava più di scrivere, sul blog. Ho promesso un sacco di volte per un sacco di avvenimenti ("The Name of the Doctor", Capaldi come Dodicesimo) che l'avrei fatto, ma guardate un po', ho mentito.
Ora però mi ci avete costretto; perché in un sacco mi avete scritto in MP, in bacheca, sulle fan page per sapere cosa ne penso di questo "Day of the Doctor".
MA COSA VE NE FRE...
...no, ok. Scherzo. Mi ha fatto piacere e questo post ne è la dimostrazione.
Quindi grazie a tutti per il sostegno e posso garantire con un certo margine di certezza che questo blog tornerà in vita, con frequenza.
Parliamo adesso di questo Speciale per il 50esimo Anniversario, "The Day of the Doctor", ma prima come non parlare del primo prequel, "The Night of the Doctor".
Quando ho visto questo miniepisodio, ero in treno, con il cellulare in mano e gli occhi piccoli piccoli per acchiappare le immagini. La mia reazione è stata più o meno questa:
IUASHDIJHUERSIUJHUADSJIHEA9IUOJADIHEOFHEF9E98FHUHDUIASH8IEWHYFHUDSHHUFSDIUFHUSHUHDUFHDSIUHFUREH8FHEUFHUHFSUDHFE8HFDSUHJDHFDSOFHEFHOHEH.
Più o meno, dato che non posso descrivere a pieno la paura della vecchietta che mi sedeva accanto. Paul McGann torna nei panni dell'Ottavo Dottore, uno dei più amati degli ultimi anni grazie alle sue avventure su Audiobook e Moffat ci lancia le prime risposte alla domanda che ci ha attanagliato fin da "The Name of the Doctor": chi è John Hurt? Non solo: diventano canon tanti dei compani delle avventure dell'Ottavo, con questo piccolo espediente dello showrunner in charge.
"Make me a warrior, now." Chiede McGann alla Sisterhood of Kharn.
"Doctor no more." Sono le prime parole di John Hurt.
E proprio "no more" è una delle frasi che si ripetono in "The Day of the Doctor", fin da quando John Hurt le incide su una pareta di Gallifrey a pistolettate (bang-bang, motherfuckers!). L'episodio si apre con Clara e l'Undicesimo, usciti dal flusso temporale del Dottore (come? Ce lo diranno? Chissà!)...
...no, wait.
L'episodio si apre come 50 anni fa, con la sigla del "Classic Who", una sagoma di "bobby" e "Foreman" scritto su una targa. I've seen what you did.
Ad ogni modo, veniamo al succo, perché come sapete, se state leggendo qui, l'episodio l'avete già visto ed è inutile che parliamo di nuovo della trama.
Trama, poi. "The Day of the Doctor" si basa praticamente tutto sul rapporto tra John Hurt, Matt Smith e David Tennant. Gli Zygons sono gli sfortunati terzi incomodi (?), davvero poco minacciosi, davvero poco spaventosi; ma non fa niente, perché ci interessa relativamente, quello che ci interessa è vedere che Moffat riesce sempre a scrivere grandi dialoghi e non si fa sfuggire di mano nessuno dei personaggi, per fortuna. Nell'episodio regna LA CONFUSIONE. Loop su loop temporali, wibbly-wobbly-timey-wimey stuff, cose che ti fanno dire "Eh?!" e...beh, ci siamo capiti, ma alla fin fine cosa ci aspettavamo? E' "Doctor Who". Se fosse semplice sarebbe Russel T....whops, sarebbe "Friends". Devo dire che per capirlo A PIENO l'ho guardato due volte, perché tante cose mi sfuggivano e forse mi sfuggono ancora.
Quello che non mi è sfuggito è che Billie Piper NON INTERPRETA ROSE TYLER. AH! Grazie, grazie davvero a tutti. No fan service, niente cibo per i faggots, solo un personaggio funzionale alla storia e che non mi ha neanche dato noia, in realtà.
Finalmente scopriamo cosa aveva fatto quel mandrillone di Ten alla Regina Elisabetta (anche se qualcosa del genere ce l'eravamo immaginata), ma le parti migliori rimangono quelle di dialogo a tre tra i tre Dottori.
Alla fine "Doctor Who" fa quello che nessuno, NESSUNO, avrebbe potuto dire: riscrive l'intera storia dello show, perché Gallifrey si salva dalla Time War. Questo cosa ci dimostra, anzi, cosa ci rammenta?
Che Moffat è un fuori di testa che non sa fare il proprio mestiere? (so che qualcuno l'ha pensato, maledetti).
Che non avendo più idee bisogna andare a ripescare nel passato?
No. Ci rammenta semplicemente che noi non sappiamo e non sapremo mai niente di "Doctor Who", che tutto può cambiare, che tutto è in continua evoluzione e che potenzialmente è l'unico show che potrebbe durare fino alla fine dei tempi. Questo è principalmente il mio pensiero su "The Day of the Doctor".
Quindi si, promosso come episodio, peccato per gli Zygons e per la loro parte di trama un po' in secondo piano, ma ok Moffat, ci hai preso.
Vogliamo parlare poi del fatto che, FINALMENTE, non abbiamo più gap di rigenerazioni? O che il Dottore si ritirerà in pensione a fare il Curatore con LA FACCIA DI TOM BAKER? (cosa che ci dice che, hey, le rigenerazioni non stanno finendo!). E' stata davvero un'emozione unica rivedere il Quarto Dottore interagire con Smith. Davvero.
"Tutti e dodici?"
"Veramente sono tredici."
Ah-ha. Hello, Mr. Capaldi, hello.
Che dire gente? Commentate qui sotto e vi lascio con quello che sarà il nuovo motto di questo blog...
...GALLIFREY STANDS!
domenica 24 novembre 2013
sabato 11 maggio 2013
The Crimson Surprise D:
Finalmente.
Avete presente quel che si dice sul ripetere le cose? Che prima o poi, con perseveranza e dopo svariati fallimenti, si riesce nell'intento?
Finalmente.
Ben ritrovati nell'angolo dei whovians. Stasera esce "Nightmare in Silver", quindi, puntualmente in ritardo, ecco che "MeanWhile in the Tardis" parlerà di "The Crimson Horror", il primo episodio di Gatiss CHE SI PUO' VEDERE. Se non consideriamo "Night Terrors", che a me alla fin fine piace.
Dopo "Cold War", le mie speranze erano a terra, distrutte in una valle di lacrime, trafitte dalla penna di quel maledetto di Mark che si diverte a pasticciare come un folle. Ho messo su "The Crimson Horror", con la testa già a (probabile) capolavoro di Gaiman di questa sera e sprezzante di quello che avrei considerato, ad occhi chiusi, un altro episodio flop.
Di certo non è stato un episodio eccelso, ma me lo sono gustato. Di brutto.
Non sto a ripetervi come sempre che non parleremo della trama (l'ho appena fatto! Ah!), quindi prendiamo in analisi l'episodio in sè. Intanto l'atmosfera: che Gatiss desse il meglio di sè nei contesti gothic e dark si sapeva, ma "Sweetville" convince assai. Inoltre si parla del periodo Vittoriano, quindi è tutto più bello perché la gente si veste un sacco bene.
La prima parte dell'episodio è tutta interamente incentrata sul trio delle meraviglie, Madama Vastra, Strax e Jenny. Adoro la combriccola, sul serio, che se ne dica Strax ha ridato utilità a dei Sontaran troppo vecchio stile per far paura (vogliamo parlare di "The Sontaran Stratagem"/"The Poison Sky"? Per favore, eh.), Madame Vastra è appositamente creata per essere una figadiddio e Jenny è colei che mi ha portato via l'amore. Niente elogi per lei. Ad ogni modo scorre bene, nonostante la sentita assenza del Dottore e di Clara che in questo episodio hanno meno spazio del solito e questa è, probabilmente, la pecca più grande (ma paradossalmente anche un punto di forza. Sento già richiedere lo spin-off). Cosa molto carina è incarnare il "villain" di questo episodio in una vecchietta docile all'aspetto, un po' come anche in "Amy's Choice"; non so perché ma i vecchietti cattivi mi fanno sempre ridere.
Incredibilmente, Gatiss ha scritto anche qualche bella battuta non banale, il che mi ha sorpresa enormemente e mi spinge a dare, un'altra volta, fiducia allo scrittore. Morale della favola, "The Crimson Horror" si merita la piena sufficienza come episodio (a differenza di "Cold War", ci tengo sempre a rammentarlo) e si rovina solo con il finale che però è comprensibile. Zio Neil, probabilmente, voleva dei bambini per il suo spooky Luna Park e Gatiss non voleva dare troppo spazio all'entrata in scena dei due bimbi nel SUO episodio, quindi risulta un po' tirato via e per i capelli. But keep calm and don't worry.
Finalmente, Gatiss, finalmente.
Geronimo!
Avete presente quel che si dice sul ripetere le cose? Che prima o poi, con perseveranza e dopo svariati fallimenti, si riesce nell'intento?
Finalmente.
Ben ritrovati nell'angolo dei whovians. Stasera esce "Nightmare in Silver", quindi, puntualmente in ritardo, ecco che "MeanWhile in the Tardis" parlerà di "The Crimson Horror", il primo episodio di Gatiss CHE SI PUO' VEDERE. Se non consideriamo "Night Terrors", che a me alla fin fine piace.
Dopo "Cold War", le mie speranze erano a terra, distrutte in una valle di lacrime, trafitte dalla penna di quel maledetto di Mark che si diverte a pasticciare come un folle. Ho messo su "The Crimson Horror", con la testa già a (probabile) capolavoro di Gaiman di questa sera e sprezzante di quello che avrei considerato, ad occhi chiusi, un altro episodio flop.
Di certo non è stato un episodio eccelso, ma me lo sono gustato. Di brutto.
Non sto a ripetervi come sempre che non parleremo della trama (l'ho appena fatto! Ah!), quindi prendiamo in analisi l'episodio in sè. Intanto l'atmosfera: che Gatiss desse il meglio di sè nei contesti gothic e dark si sapeva, ma "Sweetville" convince assai. Inoltre si parla del periodo Vittoriano, quindi è tutto più bello perché la gente si veste un sacco bene.
La prima parte dell'episodio è tutta interamente incentrata sul trio delle meraviglie, Madama Vastra, Strax e Jenny. Adoro la combriccola, sul serio, che se ne dica Strax ha ridato utilità a dei Sontaran troppo vecchio stile per far paura (vogliamo parlare di "The Sontaran Stratagem"/"The Poison Sky"? Per favore, eh.), Madame Vastra è appositamente creata per essere una figadiddio e Jenny è colei che mi ha portato via l'amore. Niente elogi per lei. Ad ogni modo scorre bene, nonostante la sentita assenza del Dottore e di Clara che in questo episodio hanno meno spazio del solito e questa è, probabilmente, la pecca più grande (ma paradossalmente anche un punto di forza. Sento già richiedere lo spin-off). Cosa molto carina è incarnare il "villain" di questo episodio in una vecchietta docile all'aspetto, un po' come anche in "Amy's Choice"; non so perché ma i vecchietti cattivi mi fanno sempre ridere.
Incredibilmente, Gatiss ha scritto anche qualche bella battuta non banale, il che mi ha sorpresa enormemente e mi spinge a dare, un'altra volta, fiducia allo scrittore. Morale della favola, "The Crimson Horror" si merita la piena sufficienza come episodio (a differenza di "Cold War", ci tengo sempre a rammentarlo) e si rovina solo con il finale che però è comprensibile. Zio Neil, probabilmente, voleva dei bambini per il suo spooky Luna Park e Gatiss non voleva dare troppo spazio all'entrata in scena dei due bimbi nel SUO episodio, quindi risulta un po' tirato via e per i capelli. But keep calm and don't worry.
Finalmente, Gatiss, finalmente.
Geronimo!
sabato 4 maggio 2013
Journey to the centre of a really sexy Tardis
Con il consueto ritardo vi dò il benvenuto qui, su "MeanWhile in the Tardis", il blog che non parla di niente con inaudita maestria. Oggi è la volta di esplorare "Journey to the centre of the Tardis", l'ultimo episodio di "Doctor Who" e l'undicesimo di questa settima stagione.
Per chi non lo sapesse, lo scrittore dell'episodio è tale Stephen Thompson. Chi è, chiederete voi? Il tizio che ha scritto "The Curse of the Black Spot", uno degli episodi peggiori della sesta stagione (nonostante gradevole, eh. Adoro la sesta stagione).
Fortunatamente, facendo si impara, perché questo episodio, come anche "Hide", si candida tra i più belli di questa stagione.
Intanto vogliamo parlare degli attire? Li ho adorati, entrambi. Clara è bellissima, più del solito il che mi pareva abbastanza improponibile.
Come di consueto non parleremo della trama, ma prenderemo in considerazione alcuni aspetti dell'episodio che mi hanno colpito e che, magari, hanno colpito anche voi.
Intanto FINALMENTE abbiamo visto qualcosa del(la) Tardis, dopo cinquanta anni di vita. Libreria, piscina e altri luoghi bizzarri della cabina più fuori dalle righe del mondo. C'è anche la zampata finale, il fatto che Clara, sebbene poi sia costretta a scordarlo (sarà poi vero?) ha appreso il nome del Dottore. Il nome. Del Dottore. Aiuto. Non so se temere questa cosa o farmela piacere, quel che è certo è che non dovrà MAI essere rivelato, altrimenti perderebbe tutto di senso.
L'episodio è anche un po' "mindfuck". Si gioca molto sul tempo, sul paradosso, sul riscriverlo. Ho avuto qualche difficoltà a capire cosa fossero gli zombie temporali, ma dopo una seconda visione mi è parso più chiaro (si, sono un po' tocco che ci volete fare).
Ad ogni modo, questo "Journey to the Centre of the Tardis", con questo titolo così altisonante che odorava di flop ad almeno dieci metri di distanza, prosegue la scia di begl'episodi di questa seconda parte di stagione (tolto "Cold War", beninteso).
E ora c'è di nuovo Gatiss.
Aiuto.
Geronimo!
Per chi non lo sapesse, lo scrittore dell'episodio è tale Stephen Thompson. Chi è, chiederete voi? Il tizio che ha scritto "The Curse of the Black Spot", uno degli episodi peggiori della sesta stagione (nonostante gradevole, eh. Adoro la sesta stagione).
Fortunatamente, facendo si impara, perché questo episodio, come anche "Hide", si candida tra i più belli di questa stagione.
Intanto vogliamo parlare degli attire? Li ho adorati, entrambi. Clara è bellissima, più del solito il che mi pareva abbastanza improponibile.
Come di consueto non parleremo della trama, ma prenderemo in considerazione alcuni aspetti dell'episodio che mi hanno colpito e che, magari, hanno colpito anche voi.
Intanto FINALMENTE abbiamo visto qualcosa del(la) Tardis, dopo cinquanta anni di vita. Libreria, piscina e altri luoghi bizzarri della cabina più fuori dalle righe del mondo. C'è anche la zampata finale, il fatto che Clara, sebbene poi sia costretta a scordarlo (sarà poi vero?) ha appreso il nome del Dottore. Il nome. Del Dottore. Aiuto. Non so se temere questa cosa o farmela piacere, quel che è certo è che non dovrà MAI essere rivelato, altrimenti perderebbe tutto di senso.
L'episodio è anche un po' "mindfuck". Si gioca molto sul tempo, sul paradosso, sul riscriverlo. Ho avuto qualche difficoltà a capire cosa fossero gli zombie temporali, ma dopo una seconda visione mi è parso più chiaro (si, sono un po' tocco che ci volete fare).
Ad ogni modo, questo "Journey to the Centre of the Tardis", con questo titolo così altisonante che odorava di flop ad almeno dieci metri di distanza, prosegue la scia di begl'episodi di questa seconda parte di stagione (tolto "Cold War", beninteso).
E ora c'è di nuovo Gatiss.
Aiuto.
Geronimo!
venerdì 26 aprile 2013
Every lonely monster needs a companion!
Eccoci qua, con l'ormai consueto ritardo (gli impegni del fandom, gli impegni del fandom!) a parlare di "Hide", ultimo episodio trasmesso della nostra passione.
Secondo voi è normale che voglia dare un bacio in bocca Cross? Secondo me si.
Ne approfitta per ringraziarti, davvero tanto caro Neil Cross; noi non ci conosciamo, ma io ti voglio bene come se fossi un secondo papà (il primo rimane Moffat, sempre e comunque. Ciao papà!).
Perché onestamente, questa Settima stagione ha più alti che bassi; mi sto divertendo un sacco, come è giusto che sia, ma se guardo indietro a episodi come "The Doctor's Wife", "The Impossible Astronaut" e perché no, anche "The God Complex" di quel fessacchiotto di Whithouse, non trovo molti episodi che stanno alla pari con questi citati nella nuova stagione.
E poi arriva Cross.
Prima ci spiazza, ci distrugge emotivamente e ci fa piangere anche l'anima con "The Rings of Akhaten". Poi ci propone "Hide", attualmente l'episodio che preferisco di tutta la stagione insieme a "The Asylum of the Daleks", se non contiamo "The Snowmen" come episodio regular.
"Hide", rasenta la perfezione. O meglio, per me è perfetto, ma voglio lasciare il beneficio del dubbio agli haters, che qualcosa da contestare lo possono trovare (tipo il Dottore che prende la Tardis "al volo", cosa contestabile ma che io, personalmente, ho trovato gradevolissima e divertente. L'autobus più folle del mondo).
L'episodio è scritto egregiamente, bei dialoghi con battute rispolverate come il classico "Doctor what?" e perle di saggezza interpretabili in varie maniere come "Every lonely monster needs a companion".
"Hide" è spooky, è creepy, è dark, è scary ed io adoro le storie di questo tipo; rischiava di cadere nel banale, perché si sa che le storie di fantasmi hanno fatto un po' il loro tempo. Non scordiamoci mai che stiamo parlando di "Doctor Who" però, quindi anche il banale sarebbe un banale stravolto. Ad ogni modo, rischio scampato, perché l'episodio è sempre in movimento, sempre all'erta, non ti fa battere ciglio neanche per un secondo. Le sequenze nel bosco con il Dottore, che come accade rarissimamente si dichiara "afraid" (giusto a sottolineare il suo lato umano, che molto spesso si perde di vista) potevano risultare un po' monotone, data la quasi totale assenza di personaggi al di fuori del Dottore e visto che, oggettivamente, sono un po' lunghette; ma per fortuna c'è Smith. Smith che rende godibile anche la lettura della lista della spesa. Smith che passerei ore a guardare anche mentre corre in un bosco. Aw.
Ok, basta fangirleggiare.
Viva "Hide", viva Cross e ora pronti per un folle e wibbly wobbly "Journey"!
Geronimo!
Secondo voi è normale che voglia dare un bacio in bocca Cross? Secondo me si.
Ne approfitta per ringraziarti, davvero tanto caro Neil Cross; noi non ci conosciamo, ma io ti voglio bene come se fossi un secondo papà (il primo rimane Moffat, sempre e comunque. Ciao papà!).
Perché onestamente, questa Settima stagione ha più alti che bassi; mi sto divertendo un sacco, come è giusto che sia, ma se guardo indietro a episodi come "The Doctor's Wife", "The Impossible Astronaut" e perché no, anche "The God Complex" di quel fessacchiotto di Whithouse, non trovo molti episodi che stanno alla pari con questi citati nella nuova stagione.
E poi arriva Cross.
Prima ci spiazza, ci distrugge emotivamente e ci fa piangere anche l'anima con "The Rings of Akhaten". Poi ci propone "Hide", attualmente l'episodio che preferisco di tutta la stagione insieme a "The Asylum of the Daleks", se non contiamo "The Snowmen" come episodio regular.
"Hide", rasenta la perfezione. O meglio, per me è perfetto, ma voglio lasciare il beneficio del dubbio agli haters, che qualcosa da contestare lo possono trovare (tipo il Dottore che prende la Tardis "al volo", cosa contestabile ma che io, personalmente, ho trovato gradevolissima e divertente. L'autobus più folle del mondo).
L'episodio è scritto egregiamente, bei dialoghi con battute rispolverate come il classico "Doctor what?" e perle di saggezza interpretabili in varie maniere come "Every lonely monster needs a companion".
"Hide" è spooky, è creepy, è dark, è scary ed io adoro le storie di questo tipo; rischiava di cadere nel banale, perché si sa che le storie di fantasmi hanno fatto un po' il loro tempo. Non scordiamoci mai che stiamo parlando di "Doctor Who" però, quindi anche il banale sarebbe un banale stravolto. Ad ogni modo, rischio scampato, perché l'episodio è sempre in movimento, sempre all'erta, non ti fa battere ciglio neanche per un secondo. Le sequenze nel bosco con il Dottore, che come accade rarissimamente si dichiara "afraid" (giusto a sottolineare il suo lato umano, che molto spesso si perde di vista) potevano risultare un po' monotone, data la quasi totale assenza di personaggi al di fuori del Dottore e visto che, oggettivamente, sono un po' lunghette; ma per fortuna c'è Smith. Smith che rende godibile anche la lettura della lista della spesa. Smith che passerei ore a guardare anche mentre corre in un bosco. Aw.
Ok, basta fangirleggiare.
Viva "Hide", viva Cross e ora pronti per un folle e wibbly wobbly "Journey"!
Geronimo!
sabato 20 aprile 2013
Cold Plot
Sul serio, io c'ho provato.
Salve gentaglia, scusate ancora il ritardo macisonosempreunsaccodicosedafareohmmioddiodevoscrivereglispazi, ma eccomi qua a recensire oggi (tra poco esce "Hide", eh!) l'ultimo episodio di "Doctor Who" disponibile per tutti, vale a dire "Cold War".
Ah ah ah.
No dai, seri.
Allora; adoro Mark Gatiss, davvero. Il suo Mycroft è eccellente, apprezzo molto quando scrive altre serie e introduzioni a libri. Però, ti prego, basta "Doctor Who". Ti avevo dato fiducia, davvero tanta; ma nell'episodio ho visto solo frasi fatte, luoghi comuni e una trama che, se mi passate il paragone infelice, fa acqua da tutte le parti.
Come sempre però, non parleremo della trama e, magari, a voi "Cold War" è piaciuto. Per chi segue assiduamente questo blog (ciao mamma!) è risaputo che sono qualcosa come il #1 Fan di Clara; nonostante ciò, l'ho trovata insopportabile in quest'episodio. Incerta, insicura, spaventata, nel pallone.
Pessimissime le citazioni non troppo velate di Rose, tra la Barbie e "Hungry like the Wolf", sul serio impegnati Gatiss se vuoi trollare la gente.
L'unica cosa che ho trovato bella dell'episodio è, come sempre, lui. Matt Smith renderebbe gradevole anche stare su un palo tredici anni sotto il sole.
Ultimo, ma non ultimo, l'Ice Warrior. Ho avuto la fortuna di vedere gli Ice Warriors nella loro prima comparsa (bello Pat mio!) e, ovviamente, negli anni '60 erano villain un po' old fashioned se trasportati nell'età moderna. Azzardata la scelta di modificarmi solo leggermente il design dei nemici, che in "Cold War" appaiono abbastanza simili a quelli antichi, ma ci sta tutto. Di certo stavolta non hanno usato i rivestimenti per navi, come testimoniano gli autori di "The Seeds of Doom".
E, caro Gatiss, se li lasciavi nella loro bella armatura andava anche bene. Perché l'hai dovuto tirar fuori? Perché hai dovuto lasciarlo sul soffitto a strizzare orecchie a morte per quasi tutto l'episodo? Ma soprattutto; perché gli hai dato una faccia da pesce?
Finale scontato e banale, con l'astronave degli Ice Warriors che torna a prendersi il soldato abbandonato e tutto si risolve.
Insomma, non mi può sempre piacer tutto, e "Cold War" non mi è piaciuto. "Hide" mi fa ben sperare, mentre intanto stiamo galoppando sempre più veloci verso l'inevitabile "The Name of the Doctor". Brividi e panico.
Geronimo!
Salve gentaglia, scusate ancora il ritardo macisonosempreunsaccodicosedafareohmmioddiodevoscrivereglispazi, ma eccomi qua a recensire oggi (tra poco esce "Hide", eh!) l'ultimo episodio di "Doctor Who" disponibile per tutti, vale a dire "Cold War".
Ah ah ah.
No dai, seri.
Allora; adoro Mark Gatiss, davvero. Il suo Mycroft è eccellente, apprezzo molto quando scrive altre serie e introduzioni a libri. Però, ti prego, basta "Doctor Who". Ti avevo dato fiducia, davvero tanta; ma nell'episodio ho visto solo frasi fatte, luoghi comuni e una trama che, se mi passate il paragone infelice, fa acqua da tutte le parti.
Come sempre però, non parleremo della trama e, magari, a voi "Cold War" è piaciuto. Per chi segue assiduamente questo blog (ciao mamma!) è risaputo che sono qualcosa come il #1 Fan di Clara; nonostante ciò, l'ho trovata insopportabile in quest'episodio. Incerta, insicura, spaventata, nel pallone.
Pessimissime le citazioni non troppo velate di Rose, tra la Barbie e "Hungry like the Wolf", sul serio impegnati Gatiss se vuoi trollare la gente.
L'unica cosa che ho trovato bella dell'episodio è, come sempre, lui. Matt Smith renderebbe gradevole anche stare su un palo tredici anni sotto il sole.
Ultimo, ma non ultimo, l'Ice Warrior. Ho avuto la fortuna di vedere gli Ice Warriors nella loro prima comparsa (bello Pat mio!) e, ovviamente, negli anni '60 erano villain un po' old fashioned se trasportati nell'età moderna. Azzardata la scelta di modificarmi solo leggermente il design dei nemici, che in "Cold War" appaiono abbastanza simili a quelli antichi, ma ci sta tutto. Di certo stavolta non hanno usato i rivestimenti per navi, come testimoniano gli autori di "The Seeds of Doom".
E, caro Gatiss, se li lasciavi nella loro bella armatura andava anche bene. Perché l'hai dovuto tirar fuori? Perché hai dovuto lasciarlo sul soffitto a strizzare orecchie a morte per quasi tutto l'episodo? Ma soprattutto; perché gli hai dato una faccia da pesce?
Finale scontato e banale, con l'astronave degli Ice Warriors che torna a prendersi il soldato abbandonato e tutto si risolve.
Insomma, non mi può sempre piacer tutto, e "Cold War" non mi è piaciuto. "Hide" mi fa ben sperare, mentre intanto stiamo galoppando sempre più veloci verso l'inevitabile "The Name of the Doctor". Brividi e panico.
Geronimo!
sabato 13 aprile 2013
The rings of OHMYGODICRIEDMYSOULOUT
Salve a tutti un po' in ritardo e ben ritrovati per la settimanale recensione del nuovo episodio di "Doctor Who". Stasera esce "Cold War", e quale modo migliore di prepararsi se non leggendo e parlando un po' di "The Rings of Akhaten", dove al timone di comando troviamo un Neil Cross che ha deciso di farci tanto tanto male. Ma andiamo con ordine;
Già l'inizio è un po' strappalacrime, con la storia d'amore dei genitori di Clara e della foglia più importante di tutta la storia dell'umanità (quanto fa male una foglia in faccia? Il papà sembra che riceva un cazzotto quando viene colpito D: ).
La trama vera e propria dell'episodio non è questo granchè; è gradevole, ma si capisce davvero troppo poco del nuovo pianeta e delle abitudini oltre alla Cerimonia in corso. Ma si sa, il tempo stringe sempre e di certo non è la trama il protagonista di questo episodio, ma sono i dialoghi, è lo scritto di Cross con tantissime battute eccezionali ("We don't walk away") e lo speech finale che, sul serio, se qualcuno non ha pianto gli mando una cartolina di complimenti.
Quello che rende grandioso il discorso finale, oltre alla sua bellezza intrinseca e al magistrale Smith che, concedetemi, è ufficialmente diventato il mio Dottore preferito poco dopo Tom Baker, è Clara. Sempre la marcia in più da quando è comparsa, sempre metà della bellezza e della magia. Lo "Stonehenge Speech" era grandioso; l' "Akhaten Speech" è perfetto. Il tutto ben coadiuvato dalle musiche che, testo a parte, sono stupende (dico testo a parte perchè un filino ripetitive, eh. Ok, sono canti liturgici, ma non costava niente sforare le tre parole diverse).
Pecca, assieme alla trama non troppo incisiva, è l'uso dei Veglianti. Super creepy, con un outfit un sacco accattivante da competere con i Silents e usati in due scene e basta, mentre l'alieno testa a mandolino picchia su quel vetro per qualcosa come una decina di minuti. Avrei gradito senz'altro vederli un po' di più in azione, con la loro vocina coccolosa.
Ad ogni modo, se "The Bells of Saint John" mi era piaciuto, ma non abbastanza, "The Rings of Akhaten" si prende la strapiena sufficienza e anche di più. Per niente noioso, sempre in movimento e addio ai miei cuori.
Ora spero solo che Gatiss non faccia cavolate come altre volte; ho fiducia in "Cold War". E voi?
Geronimo!
No Time.
No Space.
Just me.
Già l'inizio è un po' strappalacrime, con la storia d'amore dei genitori di Clara e della foglia più importante di tutta la storia dell'umanità (quanto fa male una foglia in faccia? Il papà sembra che riceva un cazzotto quando viene colpito D: ).
La trama vera e propria dell'episodio non è questo granchè; è gradevole, ma si capisce davvero troppo poco del nuovo pianeta e delle abitudini oltre alla Cerimonia in corso. Ma si sa, il tempo stringe sempre e di certo non è la trama il protagonista di questo episodio, ma sono i dialoghi, è lo scritto di Cross con tantissime battute eccezionali ("We don't walk away") e lo speech finale che, sul serio, se qualcuno non ha pianto gli mando una cartolina di complimenti.
Quello che rende grandioso il discorso finale, oltre alla sua bellezza intrinseca e al magistrale Smith che, concedetemi, è ufficialmente diventato il mio Dottore preferito poco dopo Tom Baker, è Clara. Sempre la marcia in più da quando è comparsa, sempre metà della bellezza e della magia. Lo "Stonehenge Speech" era grandioso; l' "Akhaten Speech" è perfetto. Il tutto ben coadiuvato dalle musiche che, testo a parte, sono stupende (dico testo a parte perchè un filino ripetitive, eh. Ok, sono canti liturgici, ma non costava niente sforare le tre parole diverse).
Pecca, assieme alla trama non troppo incisiva, è l'uso dei Veglianti. Super creepy, con un outfit un sacco accattivante da competere con i Silents e usati in due scene e basta, mentre l'alieno testa a mandolino picchia su quel vetro per qualcosa come una decina di minuti. Avrei gradito senz'altro vederli un po' di più in azione, con la loro vocina coccolosa.
Ad ogni modo, se "The Bells of Saint John" mi era piaciuto, ma non abbastanza, "The Rings of Akhaten" si prende la strapiena sufficienza e anche di più. Per niente noioso, sempre in movimento e addio ai miei cuori.
Ora spero solo che Gatiss non faccia cavolate come altre volte; ho fiducia in "Cold War". E voi?
Geronimo!
No Time.
No Space.
Just me.
lunedì 1 aprile 2013
The Bells of a New Era
Salve cocchi e ben ritrovati, dopo un po' di silenzio, sulle pagine internettiane di "MeanWhile in the Tardis", il blog che non ha molto da dire ma che lo fa con inaudita magnificenza.
Come ben sospettate, questo post sarà la solita recensione/punto di vista sull'ultimo episodio trasmesso della nostra amata serie, vale a dire "The Bells of Saint John". Prima però, un po' di notizie flash molto molto molto importanti e succose.
La prima riguarda la fondazione del primissimo Fan Club ufficiale italiano di "Doctor Who" (di cui sono co-founder) con tanto di tessere nominative e gadgets ufficiali. Come entrare a far parte del fan club, mi chiedete? E' molto semplice e tutte le informazioni le trovate a questo link facebookiano: Doctor Who Italian Fan Club. Nella sezione "eventi" della pagina, trovate la seconda notizia di cui vi dò un piccolo assaggio, vale a dire la quarta edizione di "MeanWhile in the Tardis", eventi a tema organizzati in quel di Modena. Vi aspettiamo numerosi come sempre con giochi, merchandise ufficiale e tante attività formato whovian!
Veniamo finalmente a noi e al nostro episodio che, di fatto, inaugura quella che è la seconda parte della Settima Stagione che ci sta regalando gioie e dolori.
La prima volta che l'ho visto, come spesso mi è accaduto per questi nuovi episodi, non mi ha detto granchè. Precisiamo: episodio gradevole, scritto magnificamente, con dei buoni spunti di riflessione e delle scene da "This is why I watch Doctor Who", ma a cui manca quel qualcosa per renderlo grandioso, quel qualcosa che invece aveva senz'altro "The Asylum of the Daleks". Dopo il rewatching, l'animo è di tutt'altro spirito. Non vi snocciolerò la trama, perchè se state leggendo questo post l'episodio l'avete già visto e quindi vi ripeterei cose ben note. A parer mio, "The Bells of Saint John", gioca su due perni magnifici e geniali: la coppia Dottore-Clara e un genio come Moffat alla sceneggiatura. L'idea di base è si piacevole, ma alquanto banalotta e giusto un contorno, paragonato agli scambi di battute tra i due protagonisti, al loro interagire e, più semplicemente, al loro essere. Ci sono scene brillanti, senza bisogno della trama sotto, per intenderci. Basta pensare a quella sequenza magnifica in cui il Dottore si cambia di abito, sfoggiando il nuovo outfit; dice solo una battuta, "Monks are not cool", ma quella scena è da 10+, perchè Smith è da 10+. E anche Jenna lo è. Probabilmente, quel che mi ha fatto storcere il naso alla prima visione, è stata la grande aspettativa che mi ero (ci eravamo?) creato in attesa di quello che, alla fin fine, è stato un episodio veramente piacevole, ma non da farti esplodere la testa come Moffat ci ha abituati. Anche se poi, ci trolla alla fine come di consueto perchè chi sbuca dai meandri di "The Snowmen"? The Great Intelligence. Cos'è questa enigmatica organizzazione? E perchè Richard E. Grant è lì bello riposato, mentre l'ultima volta l'avevamo visto decisamente KO? Queste ed altre domande accumulate, si affollano nella testa di ogni appassionato.
Termino solo dicendo due cose:
1) Voglio una moto anti-gravità
2) What chapter you on?
Ten.
Eleven's the best.
E via verso settimana prossima e il nuovo episodio.
Bentornato "Doctor Who"!
Come ben sospettate, questo post sarà la solita recensione/punto di vista sull'ultimo episodio trasmesso della nostra amata serie, vale a dire "The Bells of Saint John". Prima però, un po' di notizie flash molto molto molto importanti e succose.
La prima riguarda la fondazione del primissimo Fan Club ufficiale italiano di "Doctor Who" (di cui sono co-founder) con tanto di tessere nominative e gadgets ufficiali. Come entrare a far parte del fan club, mi chiedete? E' molto semplice e tutte le informazioni le trovate a questo link facebookiano: Doctor Who Italian Fan Club. Nella sezione "eventi" della pagina, trovate la seconda notizia di cui vi dò un piccolo assaggio, vale a dire la quarta edizione di "MeanWhile in the Tardis", eventi a tema organizzati in quel di Modena. Vi aspettiamo numerosi come sempre con giochi, merchandise ufficiale e tante attività formato whovian!
Veniamo finalmente a noi e al nostro episodio che, di fatto, inaugura quella che è la seconda parte della Settima Stagione che ci sta regalando gioie e dolori.
La prima volta che l'ho visto, come spesso mi è accaduto per questi nuovi episodi, non mi ha detto granchè. Precisiamo: episodio gradevole, scritto magnificamente, con dei buoni spunti di riflessione e delle scene da "This is why I watch Doctor Who", ma a cui manca quel qualcosa per renderlo grandioso, quel qualcosa che invece aveva senz'altro "The Asylum of the Daleks". Dopo il rewatching, l'animo è di tutt'altro spirito. Non vi snocciolerò la trama, perchè se state leggendo questo post l'episodio l'avete già visto e quindi vi ripeterei cose ben note. A parer mio, "The Bells of Saint John", gioca su due perni magnifici e geniali: la coppia Dottore-Clara e un genio come Moffat alla sceneggiatura. L'idea di base è si piacevole, ma alquanto banalotta e giusto un contorno, paragonato agli scambi di battute tra i due protagonisti, al loro interagire e, più semplicemente, al loro essere. Ci sono scene brillanti, senza bisogno della trama sotto, per intenderci. Basta pensare a quella sequenza magnifica in cui il Dottore si cambia di abito, sfoggiando il nuovo outfit; dice solo una battuta, "Monks are not cool", ma quella scena è da 10+, perchè Smith è da 10+. E anche Jenna lo è. Probabilmente, quel che mi ha fatto storcere il naso alla prima visione, è stata la grande aspettativa che mi ero (ci eravamo?) creato in attesa di quello che, alla fin fine, è stato un episodio veramente piacevole, ma non da farti esplodere la testa come Moffat ci ha abituati. Anche se poi, ci trolla alla fine come di consueto perchè chi sbuca dai meandri di "The Snowmen"? The Great Intelligence. Cos'è questa enigmatica organizzazione? E perchè Richard E. Grant è lì bello riposato, mentre l'ultima volta l'avevamo visto decisamente KO? Queste ed altre domande accumulate, si affollano nella testa di ogni appassionato.
Termino solo dicendo due cose:
1) Voglio una moto anti-gravità
2) What chapter you on?
Ten.
Eleven's the best.
E via verso settimana prossima e il nuovo episodio.
Bentornato "Doctor Who"!
sabato 12 gennaio 2013
Oggi faccio polemica.
Sono davvero un sacco stufo. Sul serio gente, stufo marcio.
Intanto ben ritrovati e ancora grazie per aver scelto di spendere dieci minuti della vostra giornata leggendo le righe di "MeanWhile in the Tardis", che di recente è un po' più zitto del solito ma comunque vivo e vegeto (si vede anche dalla nuova grafica! Bella eh? <3). Colgo l'occasione per dire un paio di cose, prima di fare un po' di polemica (perchè si, ogni tanto devo togliermi qualche sassolino dalla scarpa). Intanto ringrazio tutti coloro che mi contattano qui, su Facebook o sulla pagina ufficiale sempre di Facebook dei nostri eventi chiedendomi consigli su dove reperire determinati episodi, su come iniziare a vedere la serie o anche semplicemente facendomi sapere che ci sono. Grazie davvero tanto, lo apprezzo sul serio e spero siate sempre di più a farmi avere il vostro sostegno.
Altra cosa che mi farebbe piacere (non mi sento di dire "che vi consiglio" perchè peccherei di scarsa modestia) è che qualcuno di voi leggesse i miei pochi lavori su "Doctor Who" e che mi facesse sapere cosa ne pensa, sfatando così il mito che solo le fan fiction RosexTen hanno più di dieci commenti (e questo qui è il link Fan Fiction). In combo vi suggerisco anche di tenere sempre d'occhio la pagina ufficiale degli eventi italiani del nostro gruppo "MeanWhile in the Tardis" (di cui trovate il link nella colonnina di fianco a destra, è il primo) perchè grandi novità a livello italiano sono in arrivo nei prossimi giorni; forse che il nostro Paese finalmente farà sentire la sua voce insieme a quella di tutti gli appassionati della nostra Penisola? Può darsi.
Ok, ora farò un po' di polemica. Perchè questo blog esiste da un bel po' ormai, e ancora non l'aveva fatta. E si sa che prima o poi un po' di polvere va alzata, perchè è un sacco leggera e difficilmente può restare tutto il tempo adagiata. Seguo "Doctor Who" ormai da un bel po'; in molti mi dicevano "vedrai che è una moda passeggiera, tra un mese sarai tornato a giocare con le action figure di Batman". Invece sono ancora qui, attivo come non mai in questo stupendo mondo, seppur sempre giocando con le action figure di Batman. Seguo tantissime fan page sull'argomento, tanti blog, tanti forum e quindi ho modo di leggere tantissime opinioni diverse e modi di "essere fan" della serie, tutti perfettamente legittimi; perchè io adesso qui non discuterò sul modo di essere un appassionato, nè tantomeno sui gusti personali o sulle opinioni. Darò semplicemente un mio parere, come tutti gli altri fanno in giro e visto che questo è un blog gestito dal sottoscritto credo di avere il diritto di scrivere ciò che penso (e voi avete il diritto di a) Non leggere b) Non essere d'accordo c) Commentare qua sotto dicendomi il vostro punto di vista da appassionato). Venendo al nocciolo, ci sono un paio di atteggiamenti che riscontro svariate volte nei fan: il primo, e uno dei più fastidiosi ma anche dei più innocui è il "Tennantismo". Tu che stai leggendo, so benissimo che sei un fan di Tennant. Come si può non essere un fan di Tennant? Anche io sono un fan di Tennant. L'ho adorato in un sacco di cose, da "Casanova" a "Blackpool", da "The Decoy Bride" a "Secret Smile" e possiamo stare qui a parlarne per ore. Insieme a Simon Pegg probabilmente è il mio attore preferito. Ad ogni modo tra l'essere fan di Tennant e l'essere infangati e invischiati su Tennant c'è un abisso. Troppe volte sento dire che dopo il Decimo Dottore "Doctor Who" è finito, che dopo Russel T. Davies non ci sono stati più grandi episodi degni di nota (poi magari questa gente cita come esempi di grandi episodi "Blink" oppure "The Girl in the Fireplace", tanto per far vedere che se ne intendono sul serio. Ah!) e che Matt Smith e Steven Moffat stanno "rovinando la serie". Suvvia, questo è ridicolo. Intanto dubito seriamente che chiunque ponga questo atteggiamento come pernio del suo "essere fan" abbia visto le Classic; semplicemente perchè se le avesse viste sarebbe talmente abituato a vedere grandi attori cambiati con altrettanti grandi attori che non starebbe piangendo su Tennant. Tom Baker, osannato da qualsiasi appassionato, è stato sostituito da Peter Davison ai tempi. Qualcuno ne ha fatto un dramma? E' senz'altro dispiaciuto agli appassionati, ma nessuno ha mai pensato di abbandonare la serie e Davison è stato un grande Dottore (con trame stupende a partire da "Castrovalva", gente). Altra cosa, come discutevo oggi su una fan page, molto spesso si perde di vista il fatto che l'unica costante di "Doctor Who" è il cambiamento. Nessuno è eterno e questo è sempre da tenere a mente; nè Tennant, nè Smith, nè RTD, nè Moffat, nè nessuno. Si deve essere sempre aperti al "nuovo" e mai prevenuti. Ribadisco che NON ho assolutamente intenzione di dire come essere fan, sto solo esprimendo un mio personalissimo parere.
Concludo questo discorso citando un altro tipo di...possiamo dire "fan"? Boh, diciamo "fan" perchè mi sento generoso stasera, che è quello che contesta tutto (ovviamente da Tennant in poi, eh certo; anche se in realtà qualcosina contesta anche di quegli anni, ma vabbè, diciamo che contesta in generale). Non gli piacciono le trame, non gli piacciono le companion, non gli piace il Dottore, i personaggi marginali, Moffat, qualsiasi cosa non gli piace. A questo punto amico mio, mi chiedo: perchè continui a guardarlo? Sei liberissimo di farlo e a me non dai fastidio (forse un pochino, ma posso abituarmi xD) ma perchè vuoi farti male? Posso suggerirti di guardare qualcos'altro, così che tu posso impegnare il tuo tempo con qualcosa che non ti faccia storcere il naso per qualsiasi fotogramma comparso? Oh.
Ora; Tennantiani, Smithiani, Bakeriani, Ecclestoniani, e qualsiasi altra cosa vogliate essere, il Dottore è il Dottore. Undici facce per un'unica persona. Abbiate i gusti che volete, commentate ciò che volete, ma vi prego. Vi prego. Portate rispetto. Perchè si, in 50 anni se l'è meritato. E se vi sembro romantico, pedante o inutile, io non vi dirò "no, non lo sono". Sono comunque lieto che almeno abbiate letto ciò.
Fantastic!
Allons-y!
Geronimo!
:)
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