Eccoci qua, con l'ormai consueto ritardo (gli impegni del fandom, gli impegni del fandom!) a parlare di "Hide", ultimo episodio trasmesso della nostra passione.
Secondo voi è normale che voglia dare un bacio in bocca Cross? Secondo me si.
Ne approfitta per ringraziarti, davvero tanto caro Neil Cross; noi non ci conosciamo, ma io ti voglio bene come se fossi un secondo papà (il primo rimane Moffat, sempre e comunque. Ciao papà!).
Perché onestamente, questa Settima stagione ha più alti che bassi; mi sto divertendo un sacco, come è giusto che sia, ma se guardo indietro a episodi come "The Doctor's Wife", "The Impossible Astronaut" e perché no, anche "The God Complex" di quel fessacchiotto di Whithouse, non trovo molti episodi che stanno alla pari con questi citati nella nuova stagione.
E poi arriva Cross.
Prima ci spiazza, ci distrugge emotivamente e ci fa piangere anche l'anima con "The Rings of Akhaten". Poi ci propone "Hide", attualmente l'episodio che preferisco di tutta la stagione insieme a "The Asylum of the Daleks", se non contiamo "The Snowmen" come episodio regular.
"Hide", rasenta la perfezione. O meglio, per me è perfetto, ma voglio lasciare il beneficio del dubbio agli haters, che qualcosa da contestare lo possono trovare (tipo il Dottore che prende la Tardis "al volo", cosa contestabile ma che io, personalmente, ho trovato gradevolissima e divertente. L'autobus più folle del mondo).
L'episodio è scritto egregiamente, bei dialoghi con battute rispolverate come il classico "Doctor what?" e perle di saggezza interpretabili in varie maniere come "Every lonely monster needs a companion".
"Hide" è spooky, è creepy, è dark, è scary ed io adoro le storie di questo tipo; rischiava di cadere nel banale, perché si sa che le storie di fantasmi hanno fatto un po' il loro tempo. Non scordiamoci mai che stiamo parlando di "Doctor Who" però, quindi anche il banale sarebbe un banale stravolto. Ad ogni modo, rischio scampato, perché l'episodio è sempre in movimento, sempre all'erta, non ti fa battere ciglio neanche per un secondo. Le sequenze nel bosco con il Dottore, che come accade rarissimamente si dichiara "afraid" (giusto a sottolineare il suo lato umano, che molto spesso si perde di vista) potevano risultare un po' monotone, data la quasi totale assenza di personaggi al di fuori del Dottore e visto che, oggettivamente, sono un po' lunghette; ma per fortuna c'è Smith. Smith che rende godibile anche la lettura della lista della spesa. Smith che passerei ore a guardare anche mentre corre in un bosco. Aw.
Ok, basta fangirleggiare.
Viva "Hide", viva Cross e ora pronti per un folle e wibbly wobbly "Journey"!
Geronimo!
venerdì 26 aprile 2013
sabato 20 aprile 2013
Cold Plot
Sul serio, io c'ho provato.
Salve gentaglia, scusate ancora il ritardo macisonosempreunsaccodicosedafareohmmioddiodevoscrivereglispazi, ma eccomi qua a recensire oggi (tra poco esce "Hide", eh!) l'ultimo episodio di "Doctor Who" disponibile per tutti, vale a dire "Cold War".
Ah ah ah.
No dai, seri.
Allora; adoro Mark Gatiss, davvero. Il suo Mycroft è eccellente, apprezzo molto quando scrive altre serie e introduzioni a libri. Però, ti prego, basta "Doctor Who". Ti avevo dato fiducia, davvero tanta; ma nell'episodio ho visto solo frasi fatte, luoghi comuni e una trama che, se mi passate il paragone infelice, fa acqua da tutte le parti.
Come sempre però, non parleremo della trama e, magari, a voi "Cold War" è piaciuto. Per chi segue assiduamente questo blog (ciao mamma!) è risaputo che sono qualcosa come il #1 Fan di Clara; nonostante ciò, l'ho trovata insopportabile in quest'episodio. Incerta, insicura, spaventata, nel pallone.
Pessimissime le citazioni non troppo velate di Rose, tra la Barbie e "Hungry like the Wolf", sul serio impegnati Gatiss se vuoi trollare la gente.
L'unica cosa che ho trovato bella dell'episodio è, come sempre, lui. Matt Smith renderebbe gradevole anche stare su un palo tredici anni sotto il sole.
Ultimo, ma non ultimo, l'Ice Warrior. Ho avuto la fortuna di vedere gli Ice Warriors nella loro prima comparsa (bello Pat mio!) e, ovviamente, negli anni '60 erano villain un po' old fashioned se trasportati nell'età moderna. Azzardata la scelta di modificarmi solo leggermente il design dei nemici, che in "Cold War" appaiono abbastanza simili a quelli antichi, ma ci sta tutto. Di certo stavolta non hanno usato i rivestimenti per navi, come testimoniano gli autori di "The Seeds of Doom".
E, caro Gatiss, se li lasciavi nella loro bella armatura andava anche bene. Perché l'hai dovuto tirar fuori? Perché hai dovuto lasciarlo sul soffitto a strizzare orecchie a morte per quasi tutto l'episodo? Ma soprattutto; perché gli hai dato una faccia da pesce?
Finale scontato e banale, con l'astronave degli Ice Warriors che torna a prendersi il soldato abbandonato e tutto si risolve.
Insomma, non mi può sempre piacer tutto, e "Cold War" non mi è piaciuto. "Hide" mi fa ben sperare, mentre intanto stiamo galoppando sempre più veloci verso l'inevitabile "The Name of the Doctor". Brividi e panico.
Geronimo!
Salve gentaglia, scusate ancora il ritardo macisonosempreunsaccodicosedafareohmmioddiodevoscrivereglispazi, ma eccomi qua a recensire oggi (tra poco esce "Hide", eh!) l'ultimo episodio di "Doctor Who" disponibile per tutti, vale a dire "Cold War".
Ah ah ah.
No dai, seri.
Allora; adoro Mark Gatiss, davvero. Il suo Mycroft è eccellente, apprezzo molto quando scrive altre serie e introduzioni a libri. Però, ti prego, basta "Doctor Who". Ti avevo dato fiducia, davvero tanta; ma nell'episodio ho visto solo frasi fatte, luoghi comuni e una trama che, se mi passate il paragone infelice, fa acqua da tutte le parti.
Come sempre però, non parleremo della trama e, magari, a voi "Cold War" è piaciuto. Per chi segue assiduamente questo blog (ciao mamma!) è risaputo che sono qualcosa come il #1 Fan di Clara; nonostante ciò, l'ho trovata insopportabile in quest'episodio. Incerta, insicura, spaventata, nel pallone.
Pessimissime le citazioni non troppo velate di Rose, tra la Barbie e "Hungry like the Wolf", sul serio impegnati Gatiss se vuoi trollare la gente.
L'unica cosa che ho trovato bella dell'episodio è, come sempre, lui. Matt Smith renderebbe gradevole anche stare su un palo tredici anni sotto il sole.
Ultimo, ma non ultimo, l'Ice Warrior. Ho avuto la fortuna di vedere gli Ice Warriors nella loro prima comparsa (bello Pat mio!) e, ovviamente, negli anni '60 erano villain un po' old fashioned se trasportati nell'età moderna. Azzardata la scelta di modificarmi solo leggermente il design dei nemici, che in "Cold War" appaiono abbastanza simili a quelli antichi, ma ci sta tutto. Di certo stavolta non hanno usato i rivestimenti per navi, come testimoniano gli autori di "The Seeds of Doom".
E, caro Gatiss, se li lasciavi nella loro bella armatura andava anche bene. Perché l'hai dovuto tirar fuori? Perché hai dovuto lasciarlo sul soffitto a strizzare orecchie a morte per quasi tutto l'episodo? Ma soprattutto; perché gli hai dato una faccia da pesce?
Finale scontato e banale, con l'astronave degli Ice Warriors che torna a prendersi il soldato abbandonato e tutto si risolve.
Insomma, non mi può sempre piacer tutto, e "Cold War" non mi è piaciuto. "Hide" mi fa ben sperare, mentre intanto stiamo galoppando sempre più veloci verso l'inevitabile "The Name of the Doctor". Brividi e panico.
Geronimo!
sabato 13 aprile 2013
The rings of OHMYGODICRIEDMYSOULOUT
Salve a tutti un po' in ritardo e ben ritrovati per la settimanale recensione del nuovo episodio di "Doctor Who". Stasera esce "Cold War", e quale modo migliore di prepararsi se non leggendo e parlando un po' di "The Rings of Akhaten", dove al timone di comando troviamo un Neil Cross che ha deciso di farci tanto tanto male. Ma andiamo con ordine;
Già l'inizio è un po' strappalacrime, con la storia d'amore dei genitori di Clara e della foglia più importante di tutta la storia dell'umanità (quanto fa male una foglia in faccia? Il papà sembra che riceva un cazzotto quando viene colpito D: ).
La trama vera e propria dell'episodio non è questo granchè; è gradevole, ma si capisce davvero troppo poco del nuovo pianeta e delle abitudini oltre alla Cerimonia in corso. Ma si sa, il tempo stringe sempre e di certo non è la trama il protagonista di questo episodio, ma sono i dialoghi, è lo scritto di Cross con tantissime battute eccezionali ("We don't walk away") e lo speech finale che, sul serio, se qualcuno non ha pianto gli mando una cartolina di complimenti.
Quello che rende grandioso il discorso finale, oltre alla sua bellezza intrinseca e al magistrale Smith che, concedetemi, è ufficialmente diventato il mio Dottore preferito poco dopo Tom Baker, è Clara. Sempre la marcia in più da quando è comparsa, sempre metà della bellezza e della magia. Lo "Stonehenge Speech" era grandioso; l' "Akhaten Speech" è perfetto. Il tutto ben coadiuvato dalle musiche che, testo a parte, sono stupende (dico testo a parte perchè un filino ripetitive, eh. Ok, sono canti liturgici, ma non costava niente sforare le tre parole diverse).
Pecca, assieme alla trama non troppo incisiva, è l'uso dei Veglianti. Super creepy, con un outfit un sacco accattivante da competere con i Silents e usati in due scene e basta, mentre l'alieno testa a mandolino picchia su quel vetro per qualcosa come una decina di minuti. Avrei gradito senz'altro vederli un po' di più in azione, con la loro vocina coccolosa.
Ad ogni modo, se "The Bells of Saint John" mi era piaciuto, ma non abbastanza, "The Rings of Akhaten" si prende la strapiena sufficienza e anche di più. Per niente noioso, sempre in movimento e addio ai miei cuori.
Ora spero solo che Gatiss non faccia cavolate come altre volte; ho fiducia in "Cold War". E voi?
Geronimo!
No Time.
No Space.
Just me.
Già l'inizio è un po' strappalacrime, con la storia d'amore dei genitori di Clara e della foglia più importante di tutta la storia dell'umanità (quanto fa male una foglia in faccia? Il papà sembra che riceva un cazzotto quando viene colpito D: ).
La trama vera e propria dell'episodio non è questo granchè; è gradevole, ma si capisce davvero troppo poco del nuovo pianeta e delle abitudini oltre alla Cerimonia in corso. Ma si sa, il tempo stringe sempre e di certo non è la trama il protagonista di questo episodio, ma sono i dialoghi, è lo scritto di Cross con tantissime battute eccezionali ("We don't walk away") e lo speech finale che, sul serio, se qualcuno non ha pianto gli mando una cartolina di complimenti.
Quello che rende grandioso il discorso finale, oltre alla sua bellezza intrinseca e al magistrale Smith che, concedetemi, è ufficialmente diventato il mio Dottore preferito poco dopo Tom Baker, è Clara. Sempre la marcia in più da quando è comparsa, sempre metà della bellezza e della magia. Lo "Stonehenge Speech" era grandioso; l' "Akhaten Speech" è perfetto. Il tutto ben coadiuvato dalle musiche che, testo a parte, sono stupende (dico testo a parte perchè un filino ripetitive, eh. Ok, sono canti liturgici, ma non costava niente sforare le tre parole diverse).
Pecca, assieme alla trama non troppo incisiva, è l'uso dei Veglianti. Super creepy, con un outfit un sacco accattivante da competere con i Silents e usati in due scene e basta, mentre l'alieno testa a mandolino picchia su quel vetro per qualcosa come una decina di minuti. Avrei gradito senz'altro vederli un po' di più in azione, con la loro vocina coccolosa.
Ad ogni modo, se "The Bells of Saint John" mi era piaciuto, ma non abbastanza, "The Rings of Akhaten" si prende la strapiena sufficienza e anche di più. Per niente noioso, sempre in movimento e addio ai miei cuori.
Ora spero solo che Gatiss non faccia cavolate come altre volte; ho fiducia in "Cold War". E voi?
Geronimo!
No Time.
No Space.
Just me.
lunedì 1 aprile 2013
The Bells of a New Era
Salve cocchi e ben ritrovati, dopo un po' di silenzio, sulle pagine internettiane di "MeanWhile in the Tardis", il blog che non ha molto da dire ma che lo fa con inaudita magnificenza.
Come ben sospettate, questo post sarà la solita recensione/punto di vista sull'ultimo episodio trasmesso della nostra amata serie, vale a dire "The Bells of Saint John". Prima però, un po' di notizie flash molto molto molto importanti e succose.
La prima riguarda la fondazione del primissimo Fan Club ufficiale italiano di "Doctor Who" (di cui sono co-founder) con tanto di tessere nominative e gadgets ufficiali. Come entrare a far parte del fan club, mi chiedete? E' molto semplice e tutte le informazioni le trovate a questo link facebookiano: Doctor Who Italian Fan Club. Nella sezione "eventi" della pagina, trovate la seconda notizia di cui vi dò un piccolo assaggio, vale a dire la quarta edizione di "MeanWhile in the Tardis", eventi a tema organizzati in quel di Modena. Vi aspettiamo numerosi come sempre con giochi, merchandise ufficiale e tante attività formato whovian!
Veniamo finalmente a noi e al nostro episodio che, di fatto, inaugura quella che è la seconda parte della Settima Stagione che ci sta regalando gioie e dolori.
La prima volta che l'ho visto, come spesso mi è accaduto per questi nuovi episodi, non mi ha detto granchè. Precisiamo: episodio gradevole, scritto magnificamente, con dei buoni spunti di riflessione e delle scene da "This is why I watch Doctor Who", ma a cui manca quel qualcosa per renderlo grandioso, quel qualcosa che invece aveva senz'altro "The Asylum of the Daleks". Dopo il rewatching, l'animo è di tutt'altro spirito. Non vi snocciolerò la trama, perchè se state leggendo questo post l'episodio l'avete già visto e quindi vi ripeterei cose ben note. A parer mio, "The Bells of Saint John", gioca su due perni magnifici e geniali: la coppia Dottore-Clara e un genio come Moffat alla sceneggiatura. L'idea di base è si piacevole, ma alquanto banalotta e giusto un contorno, paragonato agli scambi di battute tra i due protagonisti, al loro interagire e, più semplicemente, al loro essere. Ci sono scene brillanti, senza bisogno della trama sotto, per intenderci. Basta pensare a quella sequenza magnifica in cui il Dottore si cambia di abito, sfoggiando il nuovo outfit; dice solo una battuta, "Monks are not cool", ma quella scena è da 10+, perchè Smith è da 10+. E anche Jenna lo è. Probabilmente, quel che mi ha fatto storcere il naso alla prima visione, è stata la grande aspettativa che mi ero (ci eravamo?) creato in attesa di quello che, alla fin fine, è stato un episodio veramente piacevole, ma non da farti esplodere la testa come Moffat ci ha abituati. Anche se poi, ci trolla alla fine come di consueto perchè chi sbuca dai meandri di "The Snowmen"? The Great Intelligence. Cos'è questa enigmatica organizzazione? E perchè Richard E. Grant è lì bello riposato, mentre l'ultima volta l'avevamo visto decisamente KO? Queste ed altre domande accumulate, si affollano nella testa di ogni appassionato.
Termino solo dicendo due cose:
1) Voglio una moto anti-gravità
2) What chapter you on?
Ten.
Eleven's the best.
E via verso settimana prossima e il nuovo episodio.
Bentornato "Doctor Who"!
Come ben sospettate, questo post sarà la solita recensione/punto di vista sull'ultimo episodio trasmesso della nostra amata serie, vale a dire "The Bells of Saint John". Prima però, un po' di notizie flash molto molto molto importanti e succose.
La prima riguarda la fondazione del primissimo Fan Club ufficiale italiano di "Doctor Who" (di cui sono co-founder) con tanto di tessere nominative e gadgets ufficiali. Come entrare a far parte del fan club, mi chiedete? E' molto semplice e tutte le informazioni le trovate a questo link facebookiano: Doctor Who Italian Fan Club. Nella sezione "eventi" della pagina, trovate la seconda notizia di cui vi dò un piccolo assaggio, vale a dire la quarta edizione di "MeanWhile in the Tardis", eventi a tema organizzati in quel di Modena. Vi aspettiamo numerosi come sempre con giochi, merchandise ufficiale e tante attività formato whovian!
Veniamo finalmente a noi e al nostro episodio che, di fatto, inaugura quella che è la seconda parte della Settima Stagione che ci sta regalando gioie e dolori.
La prima volta che l'ho visto, come spesso mi è accaduto per questi nuovi episodi, non mi ha detto granchè. Precisiamo: episodio gradevole, scritto magnificamente, con dei buoni spunti di riflessione e delle scene da "This is why I watch Doctor Who", ma a cui manca quel qualcosa per renderlo grandioso, quel qualcosa che invece aveva senz'altro "The Asylum of the Daleks". Dopo il rewatching, l'animo è di tutt'altro spirito. Non vi snocciolerò la trama, perchè se state leggendo questo post l'episodio l'avete già visto e quindi vi ripeterei cose ben note. A parer mio, "The Bells of Saint John", gioca su due perni magnifici e geniali: la coppia Dottore-Clara e un genio come Moffat alla sceneggiatura. L'idea di base è si piacevole, ma alquanto banalotta e giusto un contorno, paragonato agli scambi di battute tra i due protagonisti, al loro interagire e, più semplicemente, al loro essere. Ci sono scene brillanti, senza bisogno della trama sotto, per intenderci. Basta pensare a quella sequenza magnifica in cui il Dottore si cambia di abito, sfoggiando il nuovo outfit; dice solo una battuta, "Monks are not cool", ma quella scena è da 10+, perchè Smith è da 10+. E anche Jenna lo è. Probabilmente, quel che mi ha fatto storcere il naso alla prima visione, è stata la grande aspettativa che mi ero (ci eravamo?) creato in attesa di quello che, alla fin fine, è stato un episodio veramente piacevole, ma non da farti esplodere la testa come Moffat ci ha abituati. Anche se poi, ci trolla alla fine come di consueto perchè chi sbuca dai meandri di "The Snowmen"? The Great Intelligence. Cos'è questa enigmatica organizzazione? E perchè Richard E. Grant è lì bello riposato, mentre l'ultima volta l'avevamo visto decisamente KO? Queste ed altre domande accumulate, si affollano nella testa di ogni appassionato.
Termino solo dicendo due cose:
1) Voglio una moto anti-gravità
2) What chapter you on?
Ten.
Eleven's the best.
E via verso settimana prossima e il nuovo episodio.
Bentornato "Doctor Who"!
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