domenica 24 novembre 2013

Back in time, happy birthday "Doctor Who"!

Il fatto è che non mi andava più di scrivere, sul blog. Ho promesso un sacco di volte per un sacco di avvenimenti ("The Name of the Doctor", Capaldi come Dodicesimo) che l'avrei fatto, ma guardate un po', ho mentito.
Ora però mi ci avete costretto; perché in un sacco mi avete scritto in MP, in bacheca, sulle fan page per sapere cosa ne penso di questo "Day of the Doctor".
MA COSA VE NE FRE...
...no, ok. Scherzo. Mi ha fatto piacere e questo post ne è la dimostrazione.
Quindi grazie a tutti per il sostegno e posso garantire con un certo margine di certezza che questo blog tornerà in vita, con frequenza.
Parliamo adesso di questo Speciale per il 50esimo Anniversario, "The Day of the Doctor", ma prima come non parlare del primo prequel, "The Night of the Doctor".
Quando ho visto questo miniepisodio, ero in treno, con il cellulare in mano e gli occhi piccoli piccoli per acchiappare le immagini. La mia reazione è stata più o meno questa:

IUASHDIJHUERSIUJHUADSJIHEA9IUOJADIHEOFHEF9E98FHUHDUIASH8IEWHYFHUDSHHUFSDIUFHUSHUHDUFHDSIUHFUREH8FHEUFHUHFSUDHFE8HFDSUHJDHFDSOFHEFHOHEH.

Più o meno, dato che non posso descrivere a pieno la paura della vecchietta che mi sedeva accanto. Paul McGann torna nei panni dell'Ottavo Dottore, uno dei più amati degli ultimi anni grazie alle sue avventure su Audiobook e Moffat ci lancia le prime risposte alla domanda che ci ha attanagliato fin da "The Name of the Doctor": chi è John Hurt? Non solo: diventano canon tanti dei compani delle avventure dell'Ottavo, con questo piccolo espediente dello showrunner in charge.

"Make me a warrior, now." Chiede McGann alla Sisterhood of Kharn.
"Doctor no more." Sono le prime parole di John Hurt.

E proprio "no more" è una delle frasi che si ripetono in "The Day of the Doctor", fin da quando John Hurt le incide su una pareta di Gallifrey a pistolettate (bang-bang, motherfuckers!). L'episodio si apre con Clara e l'Undicesimo, usciti dal flusso temporale del Dottore (come? Ce lo diranno? Chissà!)...
...no, wait.
L'episodio si apre come 50 anni fa, con la sigla del "Classic Who", una sagoma di "bobby" e "Foreman" scritto su una targa. I've seen what you did.
Ad ogni modo, veniamo al succo, perché come sapete, se state leggendo qui, l'episodio l'avete già visto ed è inutile che parliamo di nuovo della trama.
Trama, poi. "The Day of the Doctor" si basa praticamente tutto sul rapporto tra John Hurt, Matt Smith e David Tennant. Gli Zygons sono gli sfortunati terzi incomodi (?), davvero poco minacciosi, davvero poco spaventosi; ma non fa niente, perché ci interessa relativamente, quello che ci interessa è vedere che Moffat riesce sempre a scrivere grandi dialoghi e non si fa sfuggire di mano nessuno dei personaggi, per fortuna. Nell'episodio regna LA CONFUSIONE. Loop su loop temporali, wibbly-wobbly-timey-wimey stuff, cose che ti fanno dire "Eh?!" e...beh, ci siamo capiti, ma alla fin fine cosa ci aspettavamo? E' "Doctor Who". Se fosse semplice sarebbe Russel T....whops, sarebbe "Friends". Devo dire che per capirlo A PIENO l'ho guardato due volte, perché tante cose mi sfuggivano e forse mi sfuggono ancora.
Quello che non mi è sfuggito è che Billie Piper NON INTERPRETA ROSE TYLER. AH! Grazie, grazie davvero a tutti. No fan service, niente cibo per i faggots, solo un personaggio funzionale alla storia e che non mi ha neanche dato noia, in realtà.
Finalmente scopriamo cosa aveva fatto quel mandrillone di Ten alla Regina Elisabetta (anche se qualcosa del genere ce l'eravamo immaginata), ma le parti migliori rimangono quelle di dialogo a tre tra i tre Dottori.
Alla fine "Doctor Who" fa quello che nessuno, NESSUNO, avrebbe potuto dire: riscrive l'intera storia dello show, perché Gallifrey si salva dalla Time War. Questo cosa ci dimostra, anzi, cosa ci rammenta?
Che Moffat è un fuori di testa che non sa fare il proprio mestiere? (so che qualcuno l'ha pensato, maledetti).
Che non avendo più idee bisogna andare a ripescare nel passato?
No. Ci rammenta semplicemente che noi non sappiamo e non sapremo mai niente di "Doctor Who", che tutto può cambiare, che tutto è in continua evoluzione e che potenzialmente è l'unico show che potrebbe durare fino alla fine dei tempi. Questo è principalmente il mio pensiero su "The Day of the Doctor".
Quindi si, promosso come episodio, peccato per gli Zygons e per la loro parte di trama un po' in secondo piano, ma ok Moffat, ci hai preso.

Vogliamo parlare poi del fatto che, FINALMENTE, non abbiamo più gap di rigenerazioni? O che il Dottore si ritirerà in pensione a fare il Curatore con LA FACCIA DI TOM BAKER? (cosa che ci dice che, hey, le rigenerazioni non stanno finendo!). E' stata davvero un'emozione unica rivedere il Quarto Dottore interagire con Smith. Davvero.

"Tutti e dodici?"
"Veramente sono tredici."
Ah-ha. Hello, Mr. Capaldi, hello.

Che dire gente? Commentate qui sotto e vi lascio con quello che sarà il nuovo motto di questo blog...

...GALLIFREY STANDS!